
Migliaia e migliaia di palermitani tifano Palermo! Gli ultimi anni sono stati di certo tumultuosi, ma nonostante ciò l’entusiasmo è accresciuto notevolmente, e i sostenitori della squadra rosanero sono aumentati di gran misura soprattutto tra i più giovani.
Ma quanti conoscono la storia del Palermo SSD?
La storia calcistica del Palermo inizia ufficialmente il 1° Novembre 1900 per volere di Ignazio Majo Pagano, giovane appartenente ad una famiglia alto-borghese palermitana che decide, dopo un soggiorno di 24 mesi in Gran Bretagna, di diffondere la cultura del “Football” nella nostra città. Nasce così l’Anglo-Palermitan Athletic and Foot-Ball Club, e presenta come primi colori sociali il rosso ed il blu, vecchi colori del Portsmouth, ai quali si ispirò Majo Pagano. Il primo campo era situato nell’area dove oggi si trova Via Notarbartolo, vicino al Giardino Inglese. Ma è dal 27 Febbraio 1907 che la storia del Palermo (oltre a cambiare nome in Palermo Foot-ball Club) si tingerà dei due colori che mai lasceranno più da quel momento, il Rosa ed il Nero. Sul passaggio a questi colori sono sorte diverse leggende, ma quella che si
attiene di più alla realtà, e maggiormente accreditata, è quella che il rosa ed il nero potessero rappresentare il rosolio e l’amaro, prodotti dalla famiglia del co-proprietario della squadra Giosuè Whitaker, da bere rispettivamente dopo una vittoria o dopo una sconfitta.
Il 16 Marzo 1914 venne inaugurato lo Stadio Ranchibile (situato in Piazza Don Bosco) e nel 1932 quello detto “Littorio”, stadio che da quel momento in poi sarà IL teatro casalingo di tutta la storia del Palermo sino ad oggi, visto che si tratta proprio dell’odierno “Renzo Barbera”.
Nei primi anni il Palermo gioca nelle serie interregionali, ma nel 1929 dopo l’unificazione dei campionati, dopo aver navigato prima in Serie C e successivamente in Serie B, arriva la prima storica promozione del Palermo in Serie A, partecipandovi nella stagione 1932-33.
Nel periodo del dopoguerra disputa campionati altalenanti dove alterna promozioni in serie A ad altrettante retrocessioni in serie cadetta, così da essere denominata squadra “ascensore”.

Renzo Barbera
Nel 1970 si apre una nuova pagina nella storia del Palermo, infatti prende le redini della società rosanero il “Presidentissimo” Renzo Barbera, ancora oggi
rimasto nei cuori di tutta la tifoseria Palermitana e al quale è stato intitolato lo Stadio della Favorita dopo la sua morte. Durante il periodo della sua gestione, il Palermo riuscirà a tornare nella serie massima solo nel 1973, retrocedendo subito l’anno successivo, ma è anche protagonista di due storiche finali di Coppa Italia (contro il Bologna di Giacomo Bulgarelli nel 1974 e contro la Juventus dell’ex Franco Causio nel 1979) entrambe perse in modo rocambolesco e che ancora oggi fanno storcere il naso ai tifosi più anziani per via di decisioni arbitrali “poco chiare” e alquanto discutibili.
Questi furono gli ultimi momenti di un calcio palermitano che sin dalla sua nascita si era sempre alternata in momenti dolci come il rosa e in momenti amari come il nero, poiché per tutti gli anni ‘80 (anni in cui Barbera cedette la società) si aprì un periodo nel quale prevaleva solo il colore più (o)scuro. Sono anni bui, gli anni del toto nero, dell’uccisione del presidente Roberto Parisi in un agguato mafioso, arrivando a toccare totalmente il fondo quando l’8 Settembre 1986 la società fu radiata dalla Figc per il mancato risanamento della propria situazione finanziaria. Dopo più di un anno senza calcio, la società risorge grazie ad una cordata di industriali ed imprenditori locali che la rifondarono con la denominazione di “Unione Sportiva Palermo”. Per tutti gli anni novanta i rosanero navigano tra la serie cadetta e la serie C. É con Sensi prima e con Zamparini poi che si apre un nuovo capitolo per il Palermo, nel quale finalmente anche il Rosolio può tornare nei bicchieri, ormai aridi, di tutto il popolo Palermitano.
Nel 2000 la società fu acquistata da Franco Sensi che riuscì a traghettare il Palermo nuovamente in Serie B già l’anno successivo, per poi cedere la società all’imprenditore friulano Maurizio Zamparini che non nascose, sin da subito, l’intenzione di voler portare dopo oltre 30 anni di assenza i Rosanero nuovamente nella serie che merita, la Serie A.

Formazione del Palermo che vinse per 2-1 la semifinale di Coppa Italia 2010/2011 contro il Milan
Obiettivo che Zamparini raggiunse al suo secondo anno di Presidenza, grazie alla grande campagna acquisti che ha portato in terra siciliana nomi del calibro di Luca Toni, Lamberto Zauli ed Eugenio Corini.
Con l’imprenditore friulano si apre una nuova pagina della storia rosanero, ricca di soddisfazioni ma che, con il susseguirsi degli anni, si tramuteranno in una vera e propria tragedia. La felicità della promozione in serie A dopo 31 anni di assenza, la prima storica qualificazione in Europa League e l’accesso alla terza finale di Coppa Italia nel 2011 battendo il Milan (di lì a poco Campione d’Italia) di Zlatan Ibrahimovic, negli anni a venire si andrà a sostituire con una gestione via via sempre più scellerata e poco chiara.
Nella stagione 2013/14 si registra l’ultimo reale acuto del patron friulano; dopo solo un anno di Serie B, grazie ad una squadra guidata da Mister Beppe Iachini e trascinata da giovani talenti emergenti come Andrea Belotti e Paulo Dybala, o altri in cerca di conferme come Abel Hernandez e Franco Vazquez, domina a mani basse il campionato e risale in massima serie.
Nei due anni a seguire la squadra riesce a rimanere in Serie A senza particolari sussulti, ma nel 2017 la crisi societaria comincia a farsi sempre più evidente e Zamparini, tra annunci farsa, accordi di vendita della società poco chiari (e mai realmente finalizzati) porta il suo “giocattolo” sempre più nel baratro, retrocedendo ancora una volta.
Dopo una stagione in cui sfiora l’ennesima promozione, persa in finale play-off contro il Frosinone, in una partita che verrà ricordata più per il vergognoso lancio di palloni in campo da parte dei giocatori ciociari che per il risultato in sé, nel campionato 2018-19 la situazione interna diverrà insostenibile.
Dopo una fumosa e decisamente oscura cessione ad una cordata inglese, il 14 Febbraio 2019 il pacchetto azionario passa a Daniela De Angeli, coadiuvata da Rino Foschi, diventato nel frattempo il presidente.
Da qui, le crepe cominciano a trasformarsi in vere e proprie voragini.
Per via degli illeciti amministrativi commessi tra il 2014 e il 2017, la squadra verrà penalizzata di ben 20 punti, venendo automaticamente esclusa dalla lotta play-off.
Il colpo di grazia arriva infine dalla F.I.G.C., che il 12 Luglio 2019 estromette il Palermo dalla categoria di appartenenza per inadempienze finanziarie e la società tre mesi dopo, il 18 Ottobre, è definitivamente dichiarata fallita.

Nuovo stemma del Palermo, utilizzato dal 2019
Come nel mito dell’araba fenice però, anche il Palermo con la sua maestosa aquila rinasce dalle proprie ceneri, ed il 24 Luglio dello stesso anno torna a volare.
Il titolo sportivo della società, infatti, viene assegnato alla Hera Hora S.r.l. degli imprenditori palermitani Dario Mirri e Antonio Di Piazza che iscrivono la squadra in serie D, riaccendendo così una nuova fiamma di speranza nell’anima di una tifoseria ormai delusa e afflitta dall’operato societario disastroso delle ultime stagioni.
La squadra, ora affidata all’allenatore Rosario Pergolizzi, vola sulle ali dell’entusiasmo e sogna una serie C che presto può diventare realtà grazie agli ottimi risultati ottenuti fin qui.
Non ci resta che augurare il meglio a questa nuova società, e che questo sia solo l’inizio di un percorso pieno di vittorie e soddisfazioni!