
Amici di LaLaPa, sono qui con Massimo Bonura, fumettista e saggista.
Ciao Massimo! È bello averti virtualmente con noi, con la comunità di LaLaPa e con tutte le persone che ci seguono.
Grazie a voi! È un piacere interagire con la vostra community!
Dicci brevemente di te, di cosa ti occupi.
Io mi occupo principalmente di Storia, Sociologia ed Estetica dei media cinema e fumetto. Inoltre saltuariamente sono uno sceneggiatore di fumetti.
La mia passione è corroborata dal fatto che sono “Cultore della materia” presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo per l’A.A. 2019/2020.
Nel tuo ultimo lavoro, “De Bello Philosophorum”, sei ai testi con Toni Sardina, coi disegni di Erika Vitrano e i colori di Alessia De Sio. È un testo dove parlate di filosofia in maniera divulgativa ma leggera, come se avesse lo scopo di indurre a informarsi, a saperne di più. Com’è nata questa idea?
L’idea è nata con Toni Sardina, e appunto volevamo creare un fumetto estremamente semplice, comico, suddiviso in tavole autoconclusive e che allo stesso tempo desse un minimo di bagaglio filosofico ai lettori. Qualcosa per tutte le età, insomma!
Cos’è che accomuna i testi di questo libro così particolare, pur nella diversità di ogni singolo autore e filosofo che avete trattato?
Ciò che li accomuna è un filo, suddiviso in due parti, entrambe importanti: la didattica, con la frase riassuntiva della filosofia del personaggio, e la battuta-situazione comica. Per alcuni filosofi non è stato affatto facile, ma con Toni Sardina siamo riusciti a coprire tutti i filosofi che avevamo proposto. I bei disegni di Erika Vitrano e i colori di Alessia De Sio, poi, completano perfettamente il quadro lavorativo.
E in più in generale, guardando a tutte le opere che hai pubblicato finora, qual è il loro filo conduttore, pur nella diversità di ogni singolo testo che hai scritto?
Il loro filo conduttore è proprio l’approccio e il metodo: storico, estetologico e sociologico. Bisogna ricordare che il fumetto è un mezzo di comunicazione di massa e che ha una serie di parallelismi col cinema.
Un aspetto che ho rilevato in te e altri autori, aspetto a me molto caro, è che in ogni tuo lavoro tu non rimani nella torre d’avorio degli intellettuali. Come con “De Bello Philosophorum”, fai divulgazione della cultura, cioè provi a far uscire temi importanti, per nulla semplici, dai loro luoghi abituali.
Questo è, secondo me, un aspetto caratteristico della cultura e dello studio. Grazie a una solida conoscenza del tema trattato, è possibile, in un secondo momento, effettuare semplificazioni. E poi la conoscenza deve essere divulgativa, semplificata ma mai semplicistica. Lo studio e la conoscenza sono un aspetto dinamico della cultura, ma attraverso essi si può costruire uno storytelling.
Quando hai scoperto la tua vocazione letteraria? Avevi già in mente la tua meta?
Fin da piccolo sono stato un appassionato di fumetti e un aspirante romanziere! Volevo scrivere un romanzo fantasy, avevo circa 8 anni, ispirato all’opera magna di Tolkien. Poi, per tutta una serie di cose, non sono diventato romanziere ma saggista e fumettista.
Quali sono i libri che hai scritto a cui tieni maggiormente?
Sicuramente “Teorie e Storia del Fumetto” (Zap Edizioni, 2017) con Federico Provenzano, che è un vero e proprio manuale di storia del fumetto; poi “Il fumetto come Arte e altri saggi” (Ex Libris, 2018), al cui interno vi è il Fumetto Futurista dell’amico Claudio S. Gnoffo; e infine l’ultima fatica, tratta dalla mia tesi di laurea magistrale “Cinema, vignette e baionette. La propaganda politica (1930-1945) nel cinema d’animazione” (Palermo University Press, 2020), un’opera mastodontica sul fumetto e il cartoon usato per fini politici: una vera e propria opera di storia e di sociologia.
- Teorie e Storia del Fumetto. Il fumetto e le sue teorie comunicative
- Cinema, vignette e Baionette. La propaganda politica nel cinema d’animazione
- Il fumetto come arte e altri saggi.
Ti senti a tuo agio più nello scrivere fumetti o coi saggi?
Io mi sento più uno studioso, sempre alla ricerca di nuove curiosità che mi possano suscitare interesse nella ricerca. Fin da piccolo collezionavo fumetti (e devo ringraziare il mio professore di scuola media, Alfredo D’Asdia, docente di italiano, storia e geografia, uno dei più grandi collezionisti d’Italia). Certamente essere anche sceneggiatore non può che piacermi e mi fa sentire inserito nel lato più tecnico e pratico del mondo fumettistico.
Hai un altro progetto, un sogno nel cassetto, oltre a ciò che stai facendo già?
Mi piacerebbe insegnare all’Università o alle Accademie di Belle Arti ciò che amo studiare e ricercare, così che possa insegnare e al contempo continuare la ricerca.
Sono ormai anni che si parla della crisi dell’editoria, ancora di più riguardo i fumetti, che sembrano, o sembravano, dati per spacciati. Durante la pandemia, poi, l’editoria tutta ha sofferto un durissimo colpo. Che idea ti sei fatto del possibile futuro di questi due media, libro e fumetto? Che strada pensi seguiranno?
Il problema è che il post-cinema ha preso il sopravvento: le serie tv e la commercializzazione della trasposizione di fumetti nel cinema hanno portato il fumetto a essere, spesso, meno letto e preso meno in considerazione. Bisogna pur dire che continuano a esserci fumetti intelligenti e di qualità: penso ad esempio a Sio…
Sio è fantastico, concordo. Lasciamoci con una suggestione: se dovessi definire Palermo con un concetto, un’immagine, in una pennellata di poche parole.
Per me, Palermo è Poetica, pura. Una Poetica ahimè bistrattata, tanto dai politici quanto dai cittadini.
Claudio, ringrazio te e gli amici de LaLaPa per questa intervista!