
Amici di LaLaPa, sono qui con Maria Concetta Armetta, docente e autrice, o, come lei stessa si definisce, “maestra per scelta e scrittrice per caso”. È un’autrice di due libri per l’infanzia che stanno riscuotendo successo e in cui vediamo tutto il suo impegno civile e la sua passione.

Maria Concetta Armetta
Ciao Maria! È bello averti virtualmente con noi, con la comunità di LaLaPa e con tutte le persone che ci seguono.
Ciao Claudio e ciao amici di LaLaPa, sono lieta per l’invito perché vi seguo e apprezzo i vostri intenti, peraltro in linea con il mio progetto.
Nel tuo primo lavoro, “Punto è… al Capo”, affronti il tema dell’immigrazione, sempre d’attualità ma forse sotto i riflettori un po’ di meno rispetto a sei-sette mesi fa, per chiari motivi. E lo affronti con una delicatezza che ho trovato commovente. Tra l’altro il titolo è un gioco di parole, no?
“Punto è… al Capo” nasce tra i banchi della mia classe, dai volti, dalle espressioni verbali e dalle esperienze vissute dai bambini che in 15 anni di permanenza nella mia scuola, ubicata proprio di fronte Porta Carini, mi hanno consentito di entrare in punta di piedi nella vera essenza del mercato del Capo. Sì, il titolo è un gioco di parole perché in realtà Punto è il nome del protagonista “generoso” che, piuttosto che parlare di sé, racconta attraverso i suoi occhi fanciulleschi la quotidianità dei suoi compagni di scuola, dei vicini di casa e soprattutto dei venditori del mercato del Capo che lo rendono unico nelle sue peculiarità.Punto affronta con determinazione fatti e vicende che evidenziano una “diversità a 360°” che si connota puntualmente, al termine di ogni capitolo, come un’autentica ricchezza… si parla di BES (bisogni educativi speciali), povertà materiale ed educativa, immigrazione, valore della saggezza degli anziani, ecc… tematiche che ritengo debbano essere trattate con la giusta delicatezza sin dai banchi della scuola primaria.
Nel secondo, “Armalilàndia”, parli della cultura della legalità, e oso dire anche della non-cultura dell’illegalità, con la metafora degli animali, usando uno spirito graffiante degno di Esopo. Tra parentesi, mi ha fatto pensare al vecchio Leone Ciccio di Villa Giulia
Hai ragione Claudio, mi sono un po’ ispirata a Ciccio della Villa Giulia per immaginare il leone Lillo, padre amorevole, vittima dell’usura ad opera della banda dei Supirchiusi (le scimmie Parrapicca, Nentivitti e ‘U Surdu).
Nello zoo di Armalilàndia che si trova a Palermo, gli “armali” sono i protagonisti dai tratti tipicamente siciliani che si ritrovano oppressi dal giogo “mafioso” del “Capo Famiglia” Chiddu e dai suoi affiliati. Questo libro consente ai bambini dai 7 ai 13 anni di riflettere sugli atteggiamenti mafiosi nella nostra società e di attivare in classe, con i docenti, percorsi di Educazione alla Legalità.
Per trattare una tematica così difficile ho privilegiato uno sfondo favolistico e la presenza di protagonisti animali (tanto cari ai bambini).
In entrambi i libri, direi specialmente in “Armalilàndia”, colpisce il finale, inaspettato e a effetto. Hai già chiara tutta la trama prima di accingerti a scriverla, o la vai componendo passo dopo passo?
Il classico colpo di scena credo sia determinante al termine di un racconto, di un film o di una rappresentazione teatrale… significa, a mio parere, non tradire le aspettative del pubblico, meglio se arricchito da un pizzico di stupore! Io non conosco il finale di un mio testo prima di scriverlo!
No, non ho chiara la trama, anzi la scopro via via che prende corpo, e mi piace stupirmi… sono anch’io una dei miei lettori! Mi piace rileggere a distanza di giorni le mie storie e scoprire anche qualcosa in più rispetto a ciò che si evince da una prima lettura: ci sono vari livelli di lettura nei miei testi, pure per questo ho sperimentato, con mia grande sorpresa, che sono stati apprezzati da adulti e anziani.
Non mi piace pensare che la nascita di un libro sia un prodotto studiato a tavolino, io lo concepisco piuttosto come un’espressione artistica di un momento di vita particolare dell’autore o della società in cui è ambientato.
Dopo il successo dei tuoi primi due libri, sei in procinto di pubblicare il terzo. Qual è il filo conduttore del tuo lavoro, pur nella diversità di ogni singola opera?
I miei racconti rappresentano il punto di partenza del mio progetto educativo-didattico che tratta diverse tematiche sociali.
Il terzo libro in uscita (questa è un’anteprima per gli amici di LaLaPa) è il sequel di Armalilàndia. Gli “armali” saranno nuovamente vittime di un “virus” che questa volta non sono gli atteggiamenti mafiosi, ma l’uso smodato della tecnologia.
Credo che il filo conduttore del mio lavoro sia semplicemente la voglia di parlare ai bambini, attraverso differentilinguaggi comunicativi (scrittura, immagini, musica, giochi digitali…), di tematiche che la semplicità dei loro occhi non riuscirebbe a interpretare senza una “maestra” (nel senso affettivo del termine!) o un genitore vicino.
L’aspetto che mi ha colpito di più, sarà perché ci tengo particolarmente e quindi lo rilevo subito, è che in tutto il tuo lavoro, e intendo in primo luogo la docenza ma anche in tutte le tue iniziative, fai divulgazione della cultura, cioè riesci a far uscire temi importanti, per nulla semplici, da certi recinti. In particolare, coi libri li trasformi in storie.
Tengo anch’io a evidenziare questo aspetto della mia vita professionale, ossia l’approccio divulgativo e creativo di tematiche non semplici da “raccontare”, soprattutto ai bambini.La difficoltà, molto spesso, non è nei concetti da porgere, ma nel modo in cui sono espressi… e così mi affido a un linguaggio familiare intriso di dialetto siciliano e a uno sfondo favolistico ma verosimile nella sua essenza. Questi elementi,con un pizzico di ironia e di umorismo, credo siano gli ingredienti più adatti alla fascia d’età alla quale mi rivolgo.
Quando hai scoperto la vocazione di scrittrice? In realtà, leggendo di te si evince che ti definisci in primo luogo un’educatrice. E su Facebook hai scritto “maestra per scelta, scrittrice per caso”.
È vero, non ho scelto di “fare la scrittrice”, probabilmente lo sono sempre stata per 20 bambini alla volta all’interno di una classe… ora sono sempre la Maestra Maria Concetta e racconto le mie storie a tanti bambini in una “scuola senza pareti e confini geografici”. In questo mi hanno aiutato tanto il Web, i miei siti e la pagina Facebook… emozionandomi in diretta con le classi di tutta Italia che durante la pandemia mi hanno incontrato, seppur virtualmente, per parlare di Punto e degli “armali” di Armalilàndia.
Ho avuto il piacere di leggere le tue storie, e in entrambi i volumi ci sono esercizi per i tuoi piccoli lettori, elementi di didattica. Si vede in ciò non solo la tua vocazione di docente, la tua passione, ma anche una vera e proprio metodologia, direi scientifica.
La parte didattica che completa i miei testi con esercizi, giochi digitali e attività di ricerca e comprensione, è progettata minuziosamente attraverso una preliminare stesura degli obiettivi educativi da perseguire, declinati per fasce d’età.Tutto il mio progetto ha un’estensione di contenuti digitali all’interno dei due siti che ho creato e che gestisco da “maestra”, magari in modo non perfetto, ma concepiti per “fare scuola”!
www.puntoealcapo.wordpress.com
www.armalilandia.wordpress.com
E per finire, la pagina Facebook Armalilàndia consente ai miei giovani lettori e alle maestre di avere un filo diretto con l’autrice.
Accennavamo prima alle tue iniziative. Le tue opere sono diventate anche altro, hanno varcato i confini del medium libro per divenire musica, teatro. Vuoi parlarcene un po’? Com’è stato vedere tue creature percorrere così tanta strada?
“Tanta strada” è una parolona! Mentre scrivo le mie storie su una pagina bianca di Word, vedo le scene scorrere davanti gli occhi della mente e vivo insieme ai personaggi le loro vicende. Tutto si svolge su un palcoscenico, che rappresenta semplicemente la vita, e i dialoghi prendono anima come in un canovaccio. Ecco perché la lettura animata e drammatizzata dei miei testi vieni quasi naturale!
Ho immaginato gli “armali” protagonisti di in un musical che attraverso le parole, le canzoni, le musiche e i gesti potessero trasmettere il messaggio di Armalilàndia con ancora più forza.
A brevissimo sarà disponibile il copione teatrale, con le mascherine degli “armali” da colorare e indossare e con il CD delle canzoncine che ho scritto e che consentirà ai docenti di mettere in scena Armalilàndia alla fine dell’anno scolastico (quale miglior compito di realtà!).
A tal proposito consentimi di citare mio fratello Gianni Armetta per la realizzazione degli arrangiamenti, mia cognata Giusy Brancato per l’interpretazione vocale e la mia illustratrice DOC Giovanna Armetta (mia sorella) che ha curato le immagini e le copertine di tutti e tre i libri.
Il progetto di teatro per le scuole è purtroppo ancora in cantiere a causa del lockdown… ma ce la faremo!
La cultura della legalità e dell’antimafia ha il grandissimo merito di aver sdoganato messaggi e valori che rischiavano di rimanere chiusi tra le quattro mura di pochi coraggiosi, mentre oggi tutta l’opinione pubblica li ha fatti propri. Non c’è però il rischio, a trent’anni dalla morte di Falcone e Borsellino, che tutto ciò diventi una passerella con poca sostanza? Mi viene in mente l’immagine del rovescio di una medaglia.
Concordo con te, il rischio è proprio dietro l’angolo. Io credo nella forza dell’istruzione a tutti i livelli; i progetti di Legalità che si svolgono nelle scuole e che hanno la massima espressione il 23 maggio di ogni anno, non sono soltanto passerelle e spettacolazioni, sono essenzialmente la risposta all’invito di Antonino Caponnetto: “La mafia teme la scuola più della giustizia, l’istruzione toglie erba sotto i piedi della cultura mafiosa”… e questo è il mio piccolo contributo.
Mi ha colpito anche l’uso di espressioni del dialetto palermitano. Molti usano un siciliano letterario, bello ma dal sapore un po’ generico secondo me, mentre tu hai attintodai sapori più forti della “palermitanità”, una delle tessere del mosaico siciliano. È stata una scelta ponderata o hai seguito più un istinto?
In primo momento, ossia nella stesura della prima pagina di “Punto è… al Capo”, è stato istintivo dar voce a un’identità forte come quella del quartiere Capo attraverso il dialetto, i modi di dire, la saggezza dei proverbi, i gesti eloquenti, i soprannomi… poi, nelle pagine successive e nei due volumi della collana Armalilàndia, è stata una scelta di principio.
Già dal 2011 la Legge regionale n°9 introduce la valorizzazione del patrimonio culturale siciliano (non soltanto linguistico) all’interno dei curricoli scolastici, e le recenti Linee guida della la commissione coordinata e fortemente sostenuta dal Prof. Giovanni Ruffino dell’Università di Palermo tracciano i percorsi didattici per tutti gli ordini scolastici.
Io ho semplicemente abbracciato questa necessità di riappropriarci della nostra “sicilianità” culturale a 360° e non attraverso luoghi comuni e sterile folclore, ma partendo dalle tradizioni e attualizzando questa ricchezza anche attraverso le attività della scuola.
Ho letto che hai fatto tuo l’impegno per la riconquista della nostra “Identità culturale” nel rispetto e nello scambio con le altre culture a partire dai banchi di scuola, che è l’invito del Sindaco Leoluca Orlando nella sua lettera alle scuole del 4 settembre 2018. Pensi che la comunità palermitana abbia ancora della strada da fare prima di arrivare a questo obiettivo?
Punto parla in dialetto per farsi accettare dal gruppo di compagni in classe, e tra le pagine del libro si scopre che Punto è straniero di provenienza, ma Palermitano tra i Palermitani nel cuore e nella sua quotidianità.
Credo che tanti Palermitani, anzi tanti Italiani abbiano ancora tanta strada da fare in termini di rispetto e tolleranza delle diversità, dell’accettazione dell’altro, di voglia di aprirsi alle culture come opportunità di arricchire la propria… la scuola lavora anche per questo!
Hai un altro progetto, un sogno nel cassetto, oltre a creare storie?
Ho un sogno incredibile, ma realizzabile: mi piacerebbe che Armalilàndia diventasse un cartone animato per il cinema distribuito dal Ministero della Pubblica Istruzione, patrocinato dalla Regione Sicilia. Mi piacerebbe che i due protagonisti narratori, Fino e Memè, fossero doppiati da Ficarra e Picone, perché mi sono ispirata a loro per i dialoghi, e che venisse distribuito in tutto il territorio nazionale… non è accettabile sentire che spesso i percorsi di Legalità si svolgano solo nelle scuole del sud perché al sud c’è la mafia!
Forse con questo sogno ho volato troppo alto? Chissà!
Lasciamoci con una suggestione: se dovessi definire Palermo con un concetto, un’immagine, in una pennellata di poche parole.
Mi piace immaginare Palermo come un immenso e splendente sole, i cui raggi rappresentano le peculiarità dei Palermitani, ma nello stesso tempo si arricchiscono crescendo e portando luce e calore oltre la nostra bella Sicilia.
Grazie di cuore Claudio e grazie Amici di LaLapa per questo spazio di condivisione!
A presto!