“Un viaggio“, questo il titolo del progetto cinematografico portato avanti da dei talentuosi ragazzi palermitani che hanno deciso di realizzare un cortometraggio ambizioso trattando i temi della tossicodipendenza.
La Trama:
Un ragazzo in fin di vita, il suo istinto di sopravvivenza e la provvidenza, sono protagonisti di una narrazione sperimentale al confine tra immaginario ed immaginifico. “Nessuno si salva da solo”. Ma chi salverà chi ?
Abbiamo conosciuto più da vicino il regista Alessandro Valenti e l’autore Salvatore Ventura, i quali ci hanno concesso una piccola intervista.
Alessandro Valenti, cosa significa produrre cinema in Sicilia ?
Ci sono tanti pro e tanti contro: La Sicilia è una terra fantastica. Offre location e ambientazioni che difficilmente potrebbero trovarsi in altre regioni italiane. Ci offre un clima fantastico, tanta disponibilità e tanto calore. Ma siamo una realtà affaticata dagli eventi e dal nostro stesso non saperci vivere al 100% La Sicilia sforna talenti che hanno come unica difficoltà quella di essere siciliani. Non perchè la nostra terra non offra nulla ma perchè siamo abituati da sempre a “sminuire ciò che è nostro” e a non volere, dal nulla, costruire realtà solide pur avendo immense potenzialità. Non sappiamo essere impren
ditori di noi stessi e questo ci costringe ad emigrare per cercare le giuste infrastrutture disposte a sviluppare i nostri progetti. Io da anni sostengo il contrario.
Esattamente, quindi, cosa sostiene ?
Dico sempre ai miei allievi: “Se tutti i giovani di talento lasciano la Sicilia, questa terra resterà sempre e solo una fucina che fornisce talento al resto della nazione.” Solo se davvero tutti i professionisti del settore si unissero e sostenessero le giovani professionalità locali, potremmo crescere. Insomma, non nascondiamoci dietro un dito. E’ sui giovani talentuosi che dobbiamo puntare, sostenendoli ed aiutandoli con ogni mezzo per sviluppare le loro idee, anche a budget zero. Perchè, credetemi, si può realizzare un prodotto a zero budget o low cost con standard qualitativi cinematografici e l’ho già dimostrato nel recente passato con altri cortometraggi.
Nasce così, allora, “un viaggio” ?
Esattamente. Salvatore Ventura (autore della sceneggiatura) è un talentuoso giovane palermitano che mi ha sempre stupito per la sua vastissima cultura, la sua bravura attoriale e per la sua felicissima penna con la quale sviluppa scritti di indubbio valore intellettuale. Quando mi ha proposto la sceneggiatura di “Un viaggio” sono rimasto affascinato dalla sua discrezione, e dalla sua umiltà. Come non produrlo? Abbiamo messo in piedi la produzione e abbiamo girato, anche grazie alla collaborazione dei tre attori (Elena Altamura, Riccardo carollo e Alessio Celsa) che hanno prestato la loro opera gratuitamente, così come l’intero staff: Laura Vega (che ha coordinato la logistica), Gabriele Gumina (Operatore MDP), Viviana Faraci (effetti speciali) e Francesca Giafortuna (Make Up Artist). Un ringraziamento particolare va anche a Claudia Palazzolo, che ci ha ospitati al Circolo Culturale Classico per tenere i casting e al fotografo palermitano Nicolò Salerno, che ci ha ospitati nel suo studio per girare le interne. Ad oggi “un viaggio” è iscritto al Giffoni Film Festival, Al premio Tortoreto alla Cultura e al Timeline Festival di Milano. Il video è stato pubblicato su youtube il 22 Gennaio 2016 alle 22.22 (per scoprire il motivo di questa precisa data, vi invitiamo a vedere il corto).
Salvatore Ventura, cosa ti ha spinto a scrivere questo corto?
La mia urgenza di racconto non ha connotazioni nate da esperienze personali sul tema. Pensavo ad un messaggio che accomunasse ogni tipo di generazione e la droga è stata una delle prime cose che mi è passata per la mente. Una volta trovato l’argomento mi sono soffermato sul codice da utilizzare, ed ho sperimentato nella fase onirica del corto una comunicazione tra i personaggi al limite del teatrale, spezzandola nella seconda fase con il linguaggio cinematografico.
Quando Alessandro ha visto la sceneggiatura, ha intuito al meglio la scrittura invisibile dandogli la forma che immaginavo.
Com’è stato vedere realizzarsi un tuo testo?
Come opera prima, è andata al di là delle aspettative. Siamo stati molto fortunati al momento del casting a trovare gli attori che facevano al caso nostro.
Sin dai primi giorni di prova e di riprese è stata un’esperienza formativa come poche, per la prima volta dovevo spiegare ai ragazzi come rendere al meglio il testo che stavano per interpretare, è stato interessante notare l’evolversi delle caratterizzazioni dei personaggi quando si è fuso con le loro personalità. Man mano che si andava avanti nella lavorazione e tutto prendeva forma, era come il completarsi di un puzzle. Un esperienza che ha arricchito il mio bagaglio.
Cosa ti aspetti dal futuro?
Io non sono un tipo catastrofico, non mi piace dire che le cose vanno male o non c’è lavoro; indubbiamente viviamo in un periodo dove la bellezza delle cose si perde di continuo, mi piace pensare che non sempre sia così, inevitabilmente sarà difficile, e potrei dire un sacco di belle parole su quanto noi ragazzi ci sappiamo dar da fare.
Io vivo in Sicilia a Palermo, comunemente parlo il dialetto siciliano, una lingua dove il verbo al futuro non esiste. Ecco uno dei tanti motivi perché adesso non saprei rispondervi.