A Palermo, nel quartiere Cruillas-CEP, vi è una via intitolata a “G. Besio – Architetto del XVII secolo”. Ma quale nome si nasconde dietro l’iniziale “G.”?
Per moltissimi anni, sulle indicazioni stradali, nell’epigrafe in cui vi è scritto il nome della via, i “Tuttocittà”, e recentemente anche i navigatori satellitari, erano “convinti” che quella “G.” stesse per “Giovanni”. E così, successivamente, indicazioni, cartelli, Tuttocittà e navigatori satellitari iniziarono ad indicare quella via con il nome scritto per esteso: “GIOVANNI BESIO”… in qualche cartello dell’indicazione urbana situato nella stessa via si leggeva addirittura “Architetto del XVII sec.”.
Così residenti ed ex residenti del quartiere hanno comprato e venduto casa in via Giovanni Besio, i bambini andavano a comprare il gelato in via Giovanni Besio, gli amici si incontravano per un caffè nel bar di via Giovanni Besio, le famiglie andavano a comprare pizze da asporto nella pizzeria di via Giovanni Besio, portavano a riparare le proprie automobili all’officina di via Giovanni Besio e se non si sapeva la strada per arrivare in via Giovanni Besio, bisognava cercarla nel Tuttocittà prima e, col passare del tempo, sui nuovi dispositivi elettronici, digitando “GIOVANNI BESIO” poi.
Se non fosse per un piccolo, semplicissimo, particolare: un Giovanni Besio, architetto del XVII secolo non esisteva, o magari sarà pure esistito, ma certamente non era lui l’architetto al quale l’amministrazione comunale aveva deciso di intitolare la via del quartiere Cruillas-CEP che collega via Filippo Brunelleschi a via Bartolomeo Berrettaro.
Piuttosto, il sig. “G. Besio”, architetto del XVII secolo, cui è stata intitolata la citata via, era Giacomo Besio (e non Giovanni).
Giacomo Besio, l’architetto savonese che si formò a Genova, che ha riprodotto qui a Palermo la magnificenza degli edifici genovesi, e che proprio nel XVII secolo progettò una delle chiese più belle di Palermo: la chiesa di San Giuseppe dei Teatini. La chiesa fu costruita in stile Barocco, stile che si riscontra negli affreschi, negli stucchi, nelle statue e in tutte le decorazioni contenute all’interno della chiesa. All’esterno dell’edificio, vi domina la grande cupola, opera di Giuseppe Mariani, che è facilmente visibile da molte zone della città; sulla facciata principale vi è una statua settecentesca di San Giuseppe, posta su uno scudo di marmo con il simbolo dei falegnami. Uno dei lati della chiesa (quello alla sinistra della facciata – guardando l’ingresso principale) costituisce uno dei Quattro Canti di Piazza Vigliena, precisamente quello del quartiere Albergheria. Il lato opposto (quello che si trova alla destra della facciata) è occupato da quello che è stato chiamato “il quinto canto”, il quale ripropone, seppure con poche modifiche, lo schema dei “quattro canti” della vicina piazza.
Quel Giacomo Besio che era molto apprezzato dal viceré D’Ossuna, il quale volle inaugurare la chiesa nel 1645.
Insomma, con molta probabilità, il nome della strada sarebbe rimasto così, sbagliato, se un palermitano (nel 2007) non avesse scritto al Comune per segnalare l’errore, che risale niente popo’ di meno che al 1969: ben trentotto anni dalla segnalazione! Fu così che nel 2011, quarantadue anni dopo, il Comune ha corretto l’errore, rendendo giustizia all’architetto che ha donato alla nostra città un “gioiello” in stile barocco, contribuendo a rafforzare il patrimonio artistico di Palermo. Quanto a Giovanni Besio, esso non è mai esistito: era solo il nome sbagliato della via di un quartiere della periferia di Palermo, quella via in cui per quarantadue anni i bambini andavano a comprare gelati.