Josef Koudelka diceva:
Quando vivi in un luogo a lungo, diventi cieco perché non osservi più nulla. Io viaggio per non diventare cieco.
Credo fermamente che conoscere la nostra città sia uno dei viaggi più belli ed importanti da fare, per continuare a guardarla con gli occhi carichi di interesse, di speranza e di voglia di riscatto. Ma come è possibile viaggiare restando nella nostra città? Basterebbe documentarsi, raccogliere informazioni e scattare belle fotografie… Esattamente quello che facciamo quando andiamo a visitare le altre città: e in questa maniera potremmo viaggiare, non nei luoghi, ma nel tempo… Non visiteremmo forse una Palermo totalmente diversa? E allora, non visiteremmo forse un’altra città?
Oggi voglio fare con voi un viaggio nel tempo e immergerci nella Palermo di inizio ‘800 visitando la “Palazzina Cinese“, detta anche “Casina Cinese“.
Essa è la dimora reale dei Borbone di Napoli, realizzata poco tempo fa (nel 1799) dal Marvuglia (l’architetto palermitano “contemporaneo” più famoso), su commissione della coppia reale Ferdinando di Borbone e Carolina, i quali, in fuga dai tumulti di Napoli, sbarcarono a Palermo nel Natale dell’anno precedente (1798) accolti favorevolmente dalla nobiltà palermitana.
Arrivati davanti il portone di ingresso, ci accoglie Re Ferdinando IV di Borbone in persona, che ci racconta di quando acquistò dall’avvocato Lombardo una casa in stile cinese in legno, insieme a terreni confinanti ad alcuni locali, e diede indicazioni al Marvuglia, che realizzò l’opera mantenendo lo stile orientale: il corpo centrale termina in alto con un tetto a pagoda, sorretto da un tamburo ottagonale. Al piano terreno si trovano porticati ad arco ogivali e nei due fianchi ci sono torrette con scale elicoidali a giorno, opera di Giuseppe Patricolo.
Notiamo che la costruzione presenta curiosi elementi: i campanelli della grata di ingresso, le travi in legno intagliato delle terrazze e gli smerli.
Gli appartamenti sono distribuiti su tre piani. Nel seminterrato si trovano la sala da ballo e la saletta delle udienze decorate tutte da Giuseppe Velasquez (piccola curiosità: uno dei più famosi centri del thè e cioccolateria di Palermo, si trova proprio nella via dedicata allo stesso Velasquez, ed è stato dato al locale un nome di origine orientale, quasi come se si volesse ricollegare la via dedicata a questo artista, posta al centro di Palermo, alle sue opere che decorano la Palazzina Cinese).
Continua il nostro tour all’interno della Palazzina, accompagnati dai Borbone, e saliamo al primo piano con una scala esterna: là si trovano il salone dei ricevimenti in stile cinese con pannelli in stoffa dipinti anche dal Riolo, la sala da pranzo con l’ingegnosa “tavola matematica” del Marvuglia e la camera da letto del Re con la volta dipinta in stile cinese dal Codardi e dal Velasquez.
Saliamo al secondo piano, e visitiamo l’appartamento della Regina Maria Carolina. Esso contiene due salette di ricevimento e la camera da letto con lo spogliatoio.
All’ultimo livello si trova una grande terrazza di forma ottagonale coperta a pagoda con soffitto decorato dal Silvestri. «Chissà quante belle arrustute possiamo fare qui» – dissi a Ferdinando che, divertito, ci invitò a cena.
Finita la nostra “manciata” alla palermitana in compagnia dei Borbone, prendiamo la nostra macchina del tempo, e continuiamo a viaggiare: giungiamo nel periodo 1800-1806, e vediamo costruire i due padiglioni dei cacciatori reali.
Successivamente, con l’Unità d’Italia (1861-1946), la Palazzina e il Parco passarono alla Corona Sabauda e poi allo Stato; divenuti proprietà del Comune, il Parco e la Palazzina furono destinati alle visite dei turisti mentre nelle dipendenze trova posto il Museo Pitrè. Più tardi le scuderie alloggiarono il Museo Agricolo. Finisce qui il nostro viaggio nel tempo alla Palazzina Cinese. Purtroppo avevo dimenticato la macchina fotografica a casa, quindi ho potuto fare la foto solo nel 2015… Arrivederci al prossimo viaggio nel tempo: insieme non diventeremo ciechi perché osserveremo una Palermo sempre diversa.