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Rosemarine e Mascali, un amore più ardente della lava.

Caro lettore, oggi il nostro viaggio ci porta sulle pendici orientali dell’Etna.

L’Etna è un vulcano antico, la sua forza esplosiva era già presente nella notte del mito, quando gli Dei vivevano tra gli umani. Dentro le sue viscere risiedeva la fucina del dio Efesto, che con grande maestria forgiava tra le fiamme del magma le armi per i grandi eroi.

Nella valle dell’Etna scorreva un ruscello di acque dolci e freschissime tra le palme ridenti. Rosemarine era la ninfa che custodiva il ruscello. Una leggiadra e scattante fanciulla, esile con capelli lunghi neri che scendevano sulle spalle. Passava i suoi giorni correndo nella valle tra gli animali che ascoltavano il suono del suo sorriso.

Un giorno Efesto, mentre saliva sul cratere per consegnare a Teti, la madre di Achille, le armi forgiate per il valoroso condottiero, vide dall’alto Rosemarine che correva libera nella vallata, e se ne innamorò perdutamente.

Il vecchio dio iniziò a corteggiarla senza sosta, ma la ninfa non ricambiava le sue insistenti attenzioni e fuggiva a ogni sua apparizione.

Un giorno Rosemarine, mentre era nella valle dell’Etna vide Mascali, un pastorello che portava al pascolo un gregge di pecore. I due giovani si amarono dal primo istante e iniziarono a trascorrere le loro giornate distesi tra le rive fresche del ruscello e l’ombra delle palme.

Ma la loro felicità era destinata a durare poco: proprio nel giorno in cui Efesto, dalla cima del cratere, si accingeva a forgiare una collana d’oro da donare alla ninfa, vide i due amanti sulle rive del fiume.

In preda a un attacco di furiosa gelosia, scagliò la collana dalla cima del cratere, scese dentro il vulcano e con possenti colpi di martello generò una eruzione per travolgere il giovane Mascali.

Mascali fu travolto dall’ondata di lava che lo uccise, lava che invece risparmiò il ruscello in cui si era rifugiata la ninfa, come da volere di Efesto.

Ma il destino dei due amanti era legato indissolubilmente e Rosemarine, in preda alla disperazione, si gettò con tutto il ruscello nella lava ardente, evaporando all’istante.

Efesto, distrutto dal dolore, si rese conto troppo tardi del suo folle gesto: la morte della ninfa era riuscita a spezzare il cuore di un dio.

Gli abitanti del luogo, in memoria di questo amore, fondarono un piccolo borgo chiamato Mascali.
Ma il dio Efesto continuò a non dimenticare l’amore per Rosemarine, sfogando la sua rabbia con frequenti eruzioni verso il piccolo Comune adagiato sulle pendici orientali dell’Etna.

Se, caro lettore, ne vuoi la prova, ascolta questo fatto storico accaduto nel secolo scorso: ad inizio Novecento, infatti, Efesto riuscì a distruggere quasi interamente Mascali, lasciando però intatta una palma, circondata dal magma, ma salva.

Fu così che gli abitanti del luogo pensarono che in quella palma Efesto identificasse la compianta Rosemarine, per questo salvata dalla furia dell’Etna.

Lettore se ti capiterà di viaggiare nell’isola bella e di assistere ad un’eruzione dell’Etna sappi che è Efesto che ancora ad oggi sfoga la sua rabbia per l’amore perduto. E se avrai sorte a favore tra le pendici dell’Etna potresti trovare una palma. Appoggia l’orecchio sul suo fusto, potresti percepirne ancora il battito della bella ninfa.

Nov 17, 2021Salvo Misseri
Tifeo, la potenza di fuoco dell’EtnaLo Sfincione di Solo Cose Buone!
Salvo Misseri
3 years ago Palermo centroarte, efesto, etna, lalapa, leggenda, leggende, mascali, mito, rosemarine, sicilia339
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