La contraddizione definisce Palermo.
Così lo scrittore Leonardo Sciascia definiva il capoluogo siciliano, una contraddizione.
Una città in cui il sole, il mare e la storia sono intrecciati con la mafia, le ingiustizie e la mancanza del senso civico ma che hanno tutte un unico collante, la tradizione. Una contraddizione radicata nel paesaggio e nel nostro patrimonio artistico, storico e culturale, quasi in modo viscerale; Palermo stessa rispecchia un’identità molteplice, plurima e variegata, ma al tempo stesso unica e singolare. Una tradizione generata da tutte quelle culture che la città ha “ospitato” in passato ma ancora attuali nel presente, vive nei cittadini e sul paesaggio; passando attraverso itinerari suggestivi che mettono in luce il sacro e il profano di una città piena di contraddizioni ma ricca di vita e di riscatto.
Il succedersi di civiltà ha attribuito sensi diversi alla situazione palermitana.
I fondatori fenici capirono sin da subito le potenzialità di Palermo, tanto da darle il nome Zyz cioè fiore.
Invece, per i greci si trattava di una sorta di Far-West, dove tutto era più buono e più grande della madrepatria;
Per gli antichi romani Panormus era considerata una “città-porto” ricca da sfruttare, il granaio dell’impero romano.
Gli arabi la chiamarono Balarm, l’eletta, che costituiva un punto di riferimento al centro del loro domino;
Per i conquistatori del nord Europa come i normanni e gli svevi essa era il simbolo delle arance e del sole, ma anche un punto strategico per la loro espansione politica e soprattutto culturale.
Ma con l’avvento degli aragonesi e successivamente dei borboni la città subì un duro colpo che col passare del tempo la portò a diventare una lontana provincia da sfruttare.
Dall’Unità sino ad oggi sono numerosi gli eventi storici e culturali che mettono in risalto non solo la volontà a ribellarsi verso gli oppressori (come nel caso di Salvatore Giuliano, Falcone e Borsellino) ma anche a dimostrare che sono anche tanto forti quanto deboli in determinate circostanze (migrazioni di massa nelle Americhe). Eppure nonostante le avversità, Palermo e i suoi cittadini restano in piedi, doloranti e afflitti ma sempre in piedi e a testa alta, fieri del loro antico passato e fiduciosi nel futuro.
Certo, ogni popolo a Palermo ha portato tratti della sua cultura, ma occorre rispolverare una memoria dimenticata e messa da parte, insistere ad avvicinarsi di più alla plurimillenaria cultura e tradizione palermitana; fare da tramite tra ciò che si era e ciò che si è; usufruendo di una memoria radicata in opere ed eventi pieni di valore e di cultura e che ha un debito verso il passato al quale spetta al palermitano riscattarla.
